Castello della Manta

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Il Castello, dalla sommità di un poggio, domina la pianura saluzzese di sud-est. La signorile dimora quale appare oggi è il risultato di diverse sovrapposizioni sul fortilizio originario del XIII secolo. Gli interventi edilizi più significativi vennero realizzati nei primi decenni del Quattrocento da Valerano, capostipite della casata Saluzzo della Manta. Altre radicali trasformazioni vennero eseguite nella seconda metà del Cinquecento quando si affiancarono al nucleo medievale due maniche a ovest e a nord-est. Alla fine del Settecento il castello cadde in uno stato di totale abbandono. Nella seconda metà dell’Ottocento i nuovi proprietari, i Radicati di Marmorito, recuperarono il salvabile e abbatterono l’ala fatiscente di nord-est. L’edificio in cui si apre il portale d’ingresso fu aggiunto da Michele Antonio Saluzzo della Manta intorno al 1560; nella corte affacciano le maniche di costruzione. A sinistra vi è l’ampia tinaia con volta a botte che dà accesso alle cantine, a destra lo scalone sette-ottocentesco, con due lunghe rampe aperte verso la corte su due loggiati sovrapposti, porta al primo piano. Lungo la seconda rampa vi è l’accesso al cucinone, con ampio camino e pozzo. L’ingresso al piano nobile è sormontato dallo stemma Radicati con il motto wand gott wild (quando Dio vuole). Gli ambienti interni visitabili sono: Sala delle Grottesche; Sala baronale.

Chiesa del castello. Edificata per iniziativa di Valerano durante la reggenza (1416-1426), nel 1427 diventò la parrocchiale del borgo. Nel coro, delimitato da una volta a botte, sono affrescate su più registri episodi della Passione di Gesù. A destra dell’entrata si apre la Cappella del Cristo Risorto, commissionata da Michele Antonio come propria cappella funeraria alla fine del ‘500 o nei primi anni del ’600. Sull’altare, rifatto nel Settecento in scagliola colorata, è posta la pala della Resurrezione di Giovanni Angelo Dolce, al cui ambito culturale va ricondotta tutta la decorazione.

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