Museo Civico Casa Cavassa a Saluzzo

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Il palazzo, residenza un tempo di Galeazzo Cavassa e del figlio Francesco, vicari generali del marchesato sotto Ludovico I e Ludovico II, è un bell’edificio del Rinascimento. La facciata prospiciente via San Giovanni è a tre piani sottolineati da fasce in terracotta. Al piano terreno si aprono finestre rettangolari con inferriate; il secondo piano è scandito da sei finestre a croce guelfa; il terzo piano da sette finestre con cornice in cotto del primitivo edificio gotico. Le lunette di tali finestre sono ornate con il trigramma di Cristo e le parole vincit, regnat, imperat, alternate alle armi di Saluzzo, Saluzzo-Monferrato, Cavassa.Il portale in marmo bianco di Paesana, di taglio rettangolare, presenta una ricca decorazione. Ai lati le due lesene sono decorate con un’anfora, due uccellini, un vaso, un tripode e una testa di cherubino; nella parte superiore con il sole raggiante sulla pianticella di cicoria, un emblema dei Cavassa. Sull’architrave è inciso il motto della famiglia, droit quoi quil soit (la giustizia quale che sia). In cima al portale vi è un medaglione che racchiude un altro emblema dei Cavassa, il pesce quagliastro, che nel francese antico era detto chavasson (tale parola ricorda il suono del nome Cavassa). La porta d’ingresso è formata da 36 pannelli in noce intagliati con motivi geometrici, volute, grottesche, stemma, motto, emblema dei Cavassa, candelabre. Sia il portale marmoreo sia le ante lignee, eseguiti intorno al 1525, sono attribuiti a Matteo Sanmicheli, scultore lombardo. Attraversato l’androne d’ingresso, ci si affaccia sul porticato ad archi, quattro volte a crociera su cinque colonne di marmo; sui capitelli stemma e motto dei Cavassa. Nella manica sinistra, al piano terreno, si aprono tre finestre bifore con cornici in cotto a formelle (fine XV secolo). Sulla parete sotto il ballatoio una fascia del XVI secolo è affrescata con i segni dello zodiaco. Sulla parete del ballatoio del primo piano, affreschi a grisaille, attribuiti a Hans Clemer e datati tra il 1506 e il 1511, rappresentano in sette riquadri le Fatiche di Ercole. Per delimitare il terrazzo del loggiato, nel corso dei lavori ottocenteschi venne sistemata un’elegante balaustra con pilastri riccamente scolpiti. Nel loggiato sono sistemate opere lapidarie di diversa epoca e provenienza, tra cui la vasca originale della fontana della Drancia, sul fianco della quale stanno gli stemmi di Ludovico II e della prima moglie Giovanna di Monferrato. Le sale interne contengono arredi, collezioni, decorazioni in stile ‘antico’ fatti eseguire nel corso del restauro ottocentesco, arredi originali, altri del XV e del XVI secolo acquistati dal d’Azeglio sul mercato antiquariale o di sua proprietà, altri donati da collezionisti, tele, tavole, affreschi provenienti da chiese e palazzi del territorio saluzzese. Di ogni sala è indicata anche la denominazione ottocentesca.

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